samuel ruizE’ morto il 24 gennaio a 86 anni Samuel Ruiz, Vescovo emerito del Chiapas.

Samuel Ruiz: un nome che tutto il mondo ha imparato a conoscere per l’impegno a fianco delle lotte dei popoli indigeni contro la discriminazione e il razzismo.

Impegnato nel lavoro di mediazione della CONAI tra gli zapatisti ed il Governo messicano, ha sempre mantenuto fede all’impegno di schierasi per i diritti e la dignità, anche quando, non a caso, era stato allontanato dal Chiapas.

Con la morte del vescovo Samuel Ruiz, la Chiesa perde un punto di riferimento, ha detto il vescovo di Saltillo, Raúl Vera. “Certo ci mancherà la sua parola profetica nella Chiesa e nel mondo”, ha detto in un’intervista mentre lasciava l’ospedale in cui Ruiz è morto  per complicazioni da diabete, che soffriva da anni.

Ci macherà ancora di più in questo momento in cui  “c’è  povertà etica anche in chi ha la responsabilità nella costruzione della società”. Un commento che fa riferimento alla criminalità organizzata “il più spaventosa paradigma” che rispecchia il degrado sociale e che è reso possibile dalla “corruzione” nelle istituzioni di enti pubblici e privati.

Vera ha osservato che il vescovo di San Cristobal de las Casas, Chiapas, era una “figura di responsabilità morale ed etica nel ruolo di vescovo inteso come rappresentante di una Chiesa che dovrebbe servire il mondo, non se stessa.

(dal sito Global Project: http://www.globalproject.info/it/mondi/Messico-Morto-Samuel-Ruiz-Tatic-il-vescovo-dalla-parte-degli-indigeni/7176)

COMUNICATO DEL COMITATO CLANDESTINO RIVOLUZIONARIO INDIGENO-COMANDO GENERALE DELL’ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

Al Popolo Del Messico:

Il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale esprime il suo cordoglio per la morte del Vescovo Emerito Don Samuel Ruiz García.
Nell’EZLN militano persone di diversi credi religiosi e non credenti, ma la statura umana di questo uomo (e di chi, come lui, cammina dalla parte degli oppressi, degli sfruttati, dei disprezzati) ci induce ad esprimere la nostra parola.
Anche se non sono state poche né superficiali le differenze, i disaccordi e le distanze, oggi vogliamo rimarcare l’impegno ed il percorso che non sono solo di un individuo, bensì di tutta una corrente all’interno della Chiesa Cattolica.
Don Samuel Ruiz García non si è distinto solo per un cattolicesimo praticato tra e con i diseredati, con la sua squadra ha formato anche una generazione di cristiani impegnati in questa pratica della religione cattolica. Non solo si è preoccupato per la grave situazione di miseria ed emarginazione dei popoli originari del Chiapas, ma ha anche lavorato, insieme all’eroica squadra pastorale, per migliorare quelle condizioni di vita e morte.
Quello che i governi di proposito hanno dimenticato per coltivare la morte, si è fatto memoria di vita nella diocesi da San Cristóbal de Las Casas.
Don Samuel Ruiz García e la sua squadra non solo si sono impegnati per raggiungere la pace con giustizia e dignità per gli indigeni del Chiapas, ma hanno inoltre rischiato e rischiano la loro vita, libertà e beni in questo cammino ostacolato dalla superbia del potere politico.
Già da molto prima della nostra sollevazione del 1994, la Diocesi di San Cristóbal ha subito la persecuzione, gli attacchi e le calunnie dell’Esercito Federale e dei governi statali di turno.
Almeno da Juan Sabines Gutiérrez (ricordato per il massacro di Wolonchan nel 1980) e passando per il Generale Absalón Castellanos Domínguez, Patrocinio González Garrido, Elmar Setzer M., Eduardo Robledo Rincón, Julio César Ruiz Ferro (uno degli autori del massacro di Acteal nel 1997) e Roberto Albores Guillén (già noto come “el croquetas“), i governatori del Chiapas hanno perseguitato chi nella diocesi di San Cristóbal si opponeva ai loro massacri ed alla gestione dello Stato come fosse una tenuta porfirista.
Dal 1994, durante il suo lavoro nella Commissione Nazionale di Intermediazione (CONAI) in compagnia delle donne e degli uomini che formavano quell’istanza di pace, Don Samuel ricevette pressioni, vessazioni e minacce, compreso attentati contro la sua vita da parte del gruppo paramilitare mal chiamato “Paz y Justicia”.
E come presidente della CONAI Don Samuel, nel febbraio del 1995, subì anche una minaccia di arresto.
Ernesto Zedillo Ponce de León, come parte di una strategia di distrazione (tale e quale come ora) per occultare la grave crisi economica nella quale lui e Carlos Salinas de Gortari avevano sprofondato il paese, riattivò la guerra contro le comunità indigene zapatiste.
Mentre lanciava una grande offensiva militare contro l’EZLN (peraltro fallita), Zedillo attaccava la Commissione Nazionale di Intermediazione.
Ossessionato dall’idea di distruggere Don Samuel, l’allora presidente del Messico, ed ora impiegato delle multinazionali, approfittò dell’alleanza che, sotto la tutela di Carlos Salinas de Gortari e Diego Fernández de Cevallos, si era stretta tra il PRI ed il PAN.
In quelle date, in una riunione con la cupola ecclesiale cattolica, l’allora Procuratore Generale della Repubblica, il panista e fanatico dello spiritismo e della stregoneria più volgare, Antonio Lozano Gracia, brandì di fronte a Don Samuel Ruiz García un documento con il mandato di cattura nei suoi confronti.
E si racconta che il procuratore laureato in Scienze Occulte fu affrontato dagli altri vescovi, tra loro Norberto Rivera, chi si alzarono in difesa del titolare della Diocesi di San Cristóbal.
L’alleanza PRI-PAN (alla quale si uniranno poi in Chiapas il PRD ed il PT) contro la Chiesa Cattolica progressista non si è fermata lì. Dai governi federale e statale si sono favoriti attacchi, calunnie ed attentati contro i membri della Diocesi.
L’Esercito Federale non è rimasto indietro. Mentre finanziava, addestrava ed equipaggiava i gruppi paramilitari, si diffondeva la tesi che la Diocesi seminava la violenza.
La tesi di allora (e che oggi è ripetuta da idioti della sinistra da scrivania) era che la Diocesi aveva formato le basi ed i quadri della direzione dell’EZLN.
Un segno dell’ampia dimostrazione di questi argomenti ridicoli si ebbe quando un generale mostrò un libro come prova del legame tra la Diocesi ed i “trasgressori della legge”.
Il titolo del libro incriminante è “Il Vangelo secondo Marco”.
Oggigiorno quegli attacchi non sono cessati.
Il Centro dei Diritti Umani “Fray Bartolomé de Las Casas” riceve continuamente minacce e persecuzioni.
Oltre ad essere stato fondato da Don Samuel Ruiz García e di essere di ispirazione cristiana, il “Frayba” ha come “aggravante” il credere nell’Integrità ed Indivisibilità dei Diritti Umani, nel rispetto della diversità culturale e nel diritto alla Libera Determinazione, nella giustizia integrale come requisito per la pace, e nello sviluppo di una cultura del dialogo, tolleranza e riconciliazione, nel rispetto della pluralità culturale e religiosa.
Niente di più fastidioso di questi principi.
E questa molestia arriva fino al Vaticano, dove si opera per dividere in due la diocesi di San Cristóbal de Las Casas, in modo da diluire l’opzione per, tra e con i poveri, nel conformismo che lava le coscienze col denaro. Approfittando del decesso di Don Samuel, si riattiva questo progetto di controllo e divisione.
Perché là in alto sanno che l’opzione per i poveri non muore con Don Samuel. Vive ed agisce in tutto quel settore dalla Chiesa Cattolica che ha deciso di essere coerente con quello che predica.
Nel frattempo, la squadra pastorale, e specialmente i diaconi, ministri e catechisti (indigeni cattolici delle comunità) subiscono le calunnie, gli insulti e gli attacchi dei neo-amanti della guerra. Il Potere rimpiange i suoi giorni di dominio e vede nel lavoro della Diocesi un ostacolo al ripristino del suo regime di forca e coltello.
La grottesca sfilata di personaggi della vita politica locale e nazionale davanti al feretro di Don Samuel non è per onorarlo, ma per verificare, con sollievo, che è morto; ed i mezzi di comunicazione locali esprimono falso cordoglio ma in realtà festeggiano.
Al di sopra di tutti gli attacchi e cospirazioni ecclesiali, Don Samuel Ruiz García e le/i cristian@ come lui, hanno avuto, hanno ed avranno un posto speciale nel cuore scuro delle comunità indigene zapatiste.
Ora che è di moda condannare tutta la Chiesa Cattolica per i crimini, gli eccessi, le commistioni ed omissioni di alcuni dei suoi prelati…
Ora che il settore che si autodefinisce “progressista” si sollazza a si fa scherno della Chiesa Cattolica tutta…
Ora che si incoraggia a vedere in ogni sacerdote un pederasta potenziale o attivo…
Ora sarebbe bene tornare a guardare in basso e trovare lì chi, come prima Don Samuel, ha sfidato e sfida il Potere.
Perché qust@ cristiani credono fermamente che la giustizia deve regnare anche in questo mondo.
E così lo vivono, e muoiono, in pensieri, parole ed opere.
Perché sebbene sia vero che nella Chiesa Cattolica ci sono i Marciales e gli Onésimos, c’erano e ci sono anche i Roncos, Ernestos, Samueles, Arturos, Raúles, Sergios, Bartolomés, Joeles, Heribertos, Raymundos, Salvadores, Santiagos, Diegos, Estelas, Victorias, e migliaia di religios@ e secolari che, stando dalla parte della giustizia e della libertà, stanno dalla parte della vita.
Nell’EZLN, cattolici e non cattolici, credenti e non credenti, oggi non solo onoriamo la memoria di Don Samuel Ruiz García.
Salutiamo anche, e soprattutto, l’impegno conseguente de@ cristian@ e credenti che in Chiapas, in Messico e nel Mondo, non si rifugiano nel silenzio complice di fronte all’ingiustizia, né restano immobili di fronte alla guerra.
Don Samuel se ne va, ma rimangono molte altre, molti altri che, in e per la fede cattolica cristiana, lottano per un mondo terreno più giusto, più libero, più democratico, cioè, per un mondo migliore.
Salute a loro, perché anche dalle loro pene nascerà il domani.
LIBERTÀ!
GIUSTIZIA!
DEMOCRAZIA!
Dalle montagne del Sudest Messicano. Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell’EZLN
Tenente Colonnello Insurgente Moisés Subcomandante Insurgente Marcos
Messico, 26 gennaio 2011

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)